Negli ultimi anni, i termini street art e Urban art si sono sviluppati e consolidati, ma soprattutto vengono utilizzati in maniera intercambiabile.

Le definizioni e le contraddizioni si sprecano ormai, soprattutto grazie alla curiosità del grande pubblico. Purtroppo, ciò ha portato ad un impoverimento dei termini, considerando ormai sia la street art che la Urban art nei limiti dei graffiti, piuttosto che dei murales politicamente impegnati. Passiamo adesso a scoprire lo sviluppo e quali sono le uguaglianze e le differenze (se ce ne sono) tra street art e Urban art.

Che cos’è la street art?

Tra gli artisti più emblematici di street art c’è sicuramente Frank Shepard Fairey, fondatore del marchio di moda Obey Clothing, concepito come un’estensione dell’Obey Awareness Program. In questa corrente, il muro resta il protagonista come lo è stato nei tempi preistorici, quando veniva scelto come supporto illustrativo per immagini che rappresentavano scene di caccia, rituali di caccia e propiziatori, o semplicemente per indicare il passaggio di qualcuno. La Storia dell’Arte ci ha però insegnato che dietro a dei graffiti o un affresco c’è molto di più. Si tratta di una memoria che vuole lasciare il segno, una voce, uno studio di preparazione che usa diverse tecniche e supporti, un mezzo performativo e intimo tra un’idea e la sua realizzazione. Durante il XX secolo, molti artisti hanno percepito la necessità di lasciare posti predefiniti come chiese e palazzi aristocratici per trovare più ispirazione nella cultura popolare. Si rifuggivano perciò rappresentazioni stereotipate o un linguaggio iconografico già prestabilito per creare un glossario di soggetti completamente nuovo. Il vero punto di svolta avvenne con i cambiamenti politici successivi alla Seconda Guerra Mondiale, accompagnati dall’aria di libertà rivendicata dai diversi movimenti politici dell’epoca. Soprattutto negli Anni Sessanta e Settanta, quando i movimenti studenteschi cambiarono completamente la visione della politica, della famiglia, del ruolo femminile e dei diritti umani.

Dalla Urban art, la street art

Prima dell’inizio ufficiale di quella che consideriamo street art, esistevano artisti eclettici e outsider che scrivevano sui muri con la consapevolezza che la città poteva essere intesa come una galleria o un museo enorme, o semplicemente un palcoscenico libero per comunicare al grande pubblico le loro idee e le loro fresche visioni artistiche. La Urban art nacque a Parigi, posto ideale per sperimentare su grandi muri o grandi tele. Tra gli artisti da ricordare ci sono Daniel Buren, Christo, Ernest Pignon-Ernest, Gérard Zlotykamien, Jeff Aerosolor e Blek le Rat. Nel frattempo, sulla costa orientale degli Stati Uniti, John Fekner, Richard Hambleton, Keith Haring e Jean-Michel Basquiat stavano lavorando su ciò che si conoscerà come graffiti.

Evoluzione della street art

La street art si evolve da wall art, pop art, graffiti art e Urban art, sviluppando però temi in maggiore profondità. Infatti, molti writers, dopo aver raggiunto una maturità artistica, hanno deciso di spostarsi verso questo genere artistico. La nascita di questo movimento non si può ricondurre ad una data esatta, ma generalmente vengono considerati gli Anni Settata a New York. L’interesse per la street art è esploso nei primi anni 2000 grazie a Banksy e ai suoi stencil. Da allora, sono stati stampati molti libri a riguardo, rendendola un’azienda di marketing, influenzando anche campagne pubblicitarie e prodotti. L’impatto sulla cultura e l’immaginazione metropolitana è ormai evidente.

Street art e Urban art sono due face di un’unica medaglia, simili ma con differenze. Infondo, l’obiettivo degli artisti è comune. Sia gli artisti della street art che gli artisti dell’Urban art, un po’ come tutti gli artisti, hanno l’obiettivo di comunicare attraverso le loro opere quelli che sono i loro pensieri, le loro opinioni e trasferire al mondo intero il modo in cui vedono il mondo con i loro occhi!